Accessorio cult delle dive anni ’50 e ’60, il foulard è un fazzoletto quadrato e leggero che può essere realizzato in vari materiali come seta, lana o viscosa e che può presentare innumerevoli colori e fantasie.
La parola “foulard” deriva dal provenzale foulat, derivato a sua volta di foular, ovvero “follare”, un termine tecnico che indica un processo di lavorazione utile a rendere il tessuto più compatto e resistente.
Decisamente versatile, può essere indossato e annodato in infiniti modi: intorno al collo, utilizzato come copricapo, top o cintura e per adornare in modo lussuoso la propria borsa.
Ma veniamo alla storia di questo celebre accessorio.
L’uso del foulard è davvero antichissimo, come testimoniano i ritrovamenti presso le civiltà orientali, in cui gli studiosi sembrano riconoscerlo in alcune sculture cinesi del 1000 a.C.
In Occidente invece, a partire dal secondo secolo d. C., venne utilizzato dai soldati per proteggersi. In tempi relativamente più recenti era indossato dalle contadine e dalle mondine per proteggere il capo dal sole. Alcuni eserciti invece lo utilizzavano come contrassegno del loro grado o di appartenenza a un gruppo.
Nel corso del tempo il foulard iniziò ad essere utilizzato come simbolo per individuare e distinguere lo status sociale di chi lo indossava. La religione ha contribuito parecchio nel renderlo un elemento distintivo: il fatto di doverlo indossare durante le funzioni, infatti, spingeva sia uomini che donne a ricercare foulard sempre più belli, non solo per coprire la scollatura o i capelli, ma anche per abbellire il vestito della domenica e come forma di decorazione.
Il foulard moderno, inteso quindi non solo con funzione pratica ma anche come accessorio dei look più eleganti e raffinati, nasce nel Novecento e in particolare a partire dagli anni Trenta.
Hermès è la prima casa di moda a commercializzarlo, diventando così l’icona del foulard per eccellenza.
Anche altre prestigiose maison del tempo crearono numerosi foulard per le proprie collezioni, fra le quali Dior, Yves Saint Laurent, Chanel e Givenchy in Francia, mentre in Italia Gucci, Ferragamo e Roberta di Camerino.
La moda degli anni Cinquanta e Sessanta suggeriva di indossarlo per ogni occasione: per esempio era d’abitudine portarlo sulla testa annodato sotto il mento abbinato a un paio di occhiali da sole, così come lo portavano Audrey Hepburn, Grace Kelly, Chaterine Deneuve e la first lady Jacqueline Keenedy Onassis.
Il foulard non passa mai di moda e basta davvero poco per trovare un modo per portarlo sempre diverso. Può donare un tocco vintage e sofisticato agli outfits quotidiani, così come aggiungere un tocco lussuoso, ricercato ma anche rock.
E’ talmente versatile che risulterà perfetto sia sulla signora di ottant’anni che va a fare la spesa che sulla ragazza che lo porta con una mise sportiva.
E visto che quando si pensa ai foulard non si può non pensare ad Hèrmes e alle sue celebri scatole arancioni, vediamo in dettaglio la storia di questo lussuosissimo brand.
La maison venne fondata da Thierry Hermès a Parigi nel 1837 e inizialmente era un’attività legata al mondo degli accessori per cavalli e cavalieri.
Fu cento anni dopo, nel 1937, che Emilie Hermès realizzò il primo carrè in seta prendendo spunto dal “mouchoir de cou”, ovvero il fazzoletto da collo indossato dai soldati napoleonici. Non fu un grande successo e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale non permise altre sperimentazioni.
Fu perciò nel 1948 che il carré fece il suo ingresso decisivo in Hermès: il merito fu di Emilie Hermès e Marcel Gandit, un abile tessitore di Lione che mise a punto un sistema di stampe a quadri con cui è possibile riprodurre disegni elaborati anche nei minimi dettagli, una tecnica utilizzata ancora oggi per la produzione di ogni singolo pezzo.
Il classico carré della maison francese è 90×90 cm e ha un orlo arrotolato e cucito a mano. Il costo è 360€, non proprio poco, ma d’altronde Hèrmes è sinonimo di lusso (e se sperate negli sconti di fine stagione scordateveli: non li fa mai, esattamente come Chanel).
I disegni realizzati sono numerosissimi e in diverse varianti di colore: animali, paesaggi, stagioni, quadri astratti e con un occhio particolare al mondo equestre, al quale la maison è da sempre legata.
Le “cartes à nouer” di Hèrmes mostrano attraverso disegni e fotografie come sbizzarrirsi nel portare i famosi carré, presentando con successo uno stile giocoso, sofisticato e sempre chic.
Eunice Madeira
meraviglioso
Marina Agazzi
Grazie 🙂
AnitaBarbato
Molto ben descritto ,una piacevole lettura,desidero ringraziarla, la sua attenzione dei particolari è molto interessante, poi la sempre splendida
GRECE KELLY icona di stile e di innataclasse ,descritta come io ho sempre ammirato in lei,GRAZIE
Marina Agazzi
Grazie di cuore per il commento Anita!
Arianna Trapani
Mia madre, che negli anni 60 aveva trentanni, ne ha avuti di meravigliosi, non solo di Hermes ma anche di Ferragamo ( mi ricordo che erano grandi quasi come scialli) Dior e Gucci. Quando ero adolescente mi regalò quelli classici e piccolissimi di Gucci che in realtà si portavano date le dimensioni al collo. Di quelle meraviglie me ne sono rimaste un paio di dimensioni classiche e uno di Gucci con il classico blu e rosso, oltre a svariate sciarpe di seta. Ho anche un paio di bandane comprate da me a Positano negli anni 70 ed alcuni esemplari “antichi” delle mie nonne. Vorrei portarli più spesso, ma non fanno più parte dell’abbigliamento quotidiano e le occasioni per sfoggiare un po’ di eleganza si sono drasticamente ridotte con la pandemia e la vita che faccio adesso…
Marina Agazzi
Ciao Arianna, grazie mille per il tuo interessante commento! Penso che magari potrai trovare qualche nuova occasione per poter indossare i tuoi foulard, soprattutto se ne possiedi di così belli e preziosi. Un piccolo accessorio può cambiare davvero il look e farci sentire davvero speciali!