“I suoi disegni, molto più crudeli di quelli di Beardsley, potrebbero illustrare un magazine di moda all’Inferno, con il Marchese de Sade come caporedattore e la Marchesa Casati come sola modella.” – Philippe Julian su Alastair
Misterioso, enigmatico e dotato di non pochi talenti, Baron Hans Henning Otto Harry von Voigt detto “Alastair” si dice che fosse il figlio illegittimo di un aristocratico tedesco e di una paesana Irlandese. Nacque nel 1887 e, cresciuto ed educato nella famiglia von Voigt, imparò fluentemente tedesco, francese e inglese. Ottimo pianista, era anche compositore, ballerino, cantante, traduttore, mimo e poeta, oltre che illustratore. Era veramente tante cose, ma non Barone: il titolo era un vezzo per creare ancora più interesse e sicuro charme.
Amico di Beardsley e Klimt, in Inghilterra fin da giovane era considerato alla stregua di un successore di questi due artisti grazie ai suoi disegni precoci e di un virtuosismo decisamente straordinario.
Così per tutti gli anni ’20 Alastair continuò le follie di Beardsley e lo fece con maggior perversità. Le sue illustrazioni sono disegnate e dipinte a china, in bianco e nero o con l’aggiunta di un solo colore, e si ricollegano strettamente alla letteratura decadente dalla quale l’artista trasse la sua ispirazione estetizzante e sottilmente erotica.
Alastair presenta, difatti, una fantasia stravagante in cui vi affiora un gusto perverso e un piacere diabolico, unito a una grazia quasi frivola. I protagonisti dei suoi disegni sono figure allucinanti e macabre, travestiti da donna, spettri omosessuali che indossano vestiti, pellicce, calze e guanti fuori dall’ordinario.
Fra le molte opere illustrate vi sono Les Liaisons Dangereuses di Choderlos de Laclos, La Salomè e altri racconti di Oscar Wilde, il Golem di Meyrink e La caduta della casa Usher di Edgar Allan Poe.
Tra le sue abituali frequentazioni figuravano l’enigmatica e affascinante marchesa Casati, Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse.
Nonostante una vita sociale e amorosa particolarmente ricca, Alastair teneva molto anche alla sua privacy. Amava molto i fiori e i tessuti con i quali decorava gli spazi in cui viveva e conduceva una vita molto simile a quella di Des Esseintes, il protagonista di A rebours (Controcorrente), capolavoro della letteratura Decadente di J.K. Huysmans, scrittore fra i preferiti di Alastair.
Alastair era un eccentrico personaggio che amava vestirsi con costumi particolari e protagonisti con il quale si esibiva per pochi, intimi amici. Qualcuno lo ricorda indossare un costume in satin da Pierrot, altri una voluminosa tuta di seta rossa con scarpe di seta nera, il volto truccato di bianco e le sopracciglia segnate di nero.
Questo mi fa liberamente associare Alastair a un altro personaggio eccentrico quale è stato Klaus Nomi e anche a tutti i protagonisti della scena glam rock anni ’70-80, di cui, forse, Alastair è stato un involontario e più raffinato precursore.
Maurizio Franchini scrive su di lui nel libro Arcana (pubblicato quando l’artista era ancora in vita) che
“Ama vivere in maniera irreale, quasi come i personaggi dei suoi disegni. Novantenne, preferisce che lo si consideri addirittura centenario; si copre il volto di cipria, le dita di anelli, le spalle con una cappa alla Dracula, ha un modo di esprimersi, conversando, vivace, spiritoso e ricercato. Vive a Monaco di Baviera, all’interno di un grande parco ricco di alberi secolari; poche persone sanno dove vive e dove si trova”.
Alastair morì nel 1969: della sua vita artistica e intensa sono rimaste a testimonianza le sue meravigliose illustrazioni, mentre di tutto il resto_poesie, performance artistiche, composizioni ecc._non ho trovato ancora traccia.
Allo stile di Alastair vengono associati, oltre che il già citato Beardsley, Harry Clarke ed Edward Gorey.
E anche Gorey in quanto ad eccentricità non ne era di certo sprovvisto. Famoso per il suo stile macabro, grottesco e tinto di humor nero_basti pensare a The Gashlycrumb Tinies, la filastrocca-alfabeto con i bambini che muoiono_era solito andare in giro con una lunga pelliccia e scarpe da tennis. Amante degli animali quanto poco dei bambini per i quali illustrava libri, aveva in casa sei gatti: sette, diceva, erano troppi. Alla fine smise di indossare la celebre pelliccia e lasciò che una famiglia di procioni si stabilisse nell’attico di casa sua. Lasciò gran parte del suo patrimonio a enti di beneficienza per cani, gatti, insetti e pipistrelli.
Immagini e informazioni tratte da Alastair – Drawings & Illustrations, Dover Publications e Arcana, Sugar Editore.
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