Felice Casorati non fu solo un celebre pittore, ma anche scenografo e costumista per alcuni dei più importanti teatri italiani. Il primo impegno teatrale per l’artista fu La vestale di Spontini allestita per il Maggio Musicale fiorentino nel 1933. Per il Teatro dell’Opera di Roma l’artista lavora a Orfeo di Claudio Monteverdi, che inaugura la stagione 1934-1935.
In questi bozzetti é chiara l’idea di teatro espressa più volte dallo stesso Casorati: un uso della scenografia rigoroso e in totale armonia con la musica e con l’ambiente, e un impiego di elementi architettonici che nel corso della sua carriera teatrale si sarebbe fatto sempre più limitato, fino ad arrivare alla loro esclusione completa. Anche l’elaborazione dei figurini è sottoposta allo stesso rigore: i costumi sono stretti in volumetrie che riducono al minimo i movimenti; Casorati li preferiva realizzati con stoffe opache e rigide di colore uniforme, mai con seta, raso o velluto e soprattutto mai con stoffe leggere o trasparenti né troppo variopinte.
La qualità pittorica dei bozzetti, accentuata dalla tecnica ad olio, richiama le scelte operate da Casorati nei suoi dipinti con campiture di colore piatte e uniformi, i paesaggi quasi metafisici e fuori dal tempo, l’alienazione delle figure nell’anonimo e inespressivo volto di Orfeo, isolato all’interno della scenografia.
Casorati cura anche i costumi e le scenografie dell’opera Ecuba (musiche e libretto di Gian Francesco Malipiero) sempre per il Teatro dell’Opera di Roma, e presentato come novità assoluta nella stagione 1940-1941.
L’opera, tratta da una tragedia di Euripide, narra la vicenda di Ecuba, moglie del re di Troia Priamo, prigioniera dei Greci dopo la conquista della città.
L’artista ambienta l’opera utilizzando come sfondo paesaggi dalla metafisica e silenziosa immobilità e adottando suggestioni all’antica con tonalità calde e colori squillanti. Anche nei costumi e nel tratteggio dei figurini Casorati manifesta una chiara derivazione dall’iconografia classica delle anfore greche.
Secondo Casorati, la concezione dei costumi rientra pienamente nel lavoro dello scenografo, in quanto, benché costumi e scenografie ricoprano ruoli differenti nelle dinamiche della scena, devono comunque integrarsi e rispondere a uno stesso rigore ed essere informati della medesima scelta stilistica.
Biografia dell’artista
Felice Casorati (Novara 1886-Torino 1963) riceve fin da giovanissimo una formazione musicale. Costretto ad abbandonare lo studio del pianoforte per una grave malattia nervosa, comincia a dipingere da autodidatta, praticando in particolare il genere del ritratto. Elabora uno stile personale basato sulla semplificazione della forma e dei soggetti e un uso più calibrato del colore. Dipinge di preferenza nature morte con scodelle, pipe, uova. Per queste composizioni la critica ha parlato di “realismo magico”, sottolineando nel contempo la purezza e l’enigmaticità delle forme. La guerra e il suicidio del padre lo segnano profondamente e anche la sua arte conosce una svolta: attraverso la rivisitazione dei modelli rinascimentali, in particolare delle costruzioni spaziali matematiche di Piero della Francesca, Casorati si concentra sulla resa del volume e dello spazio. I suoi variegati interessi lo portano a cimentarsi in diversi campi dell’espressione artistica: dalla scultura all’architettura, dal design all’arte musiva.
Tutte le immagini e i testi sono tratte dal libro “Il teatro degli artisti”, Silvana Editoriale 2007
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