La mente priva di vincoli è come il cielo, terso e aperto: un riflesso del proprio autentico sé. Poiché la mente è un terreno neutrale, non ha alcuna limitazione di età.
Santi, saggi, e yogi spesso ci appaiono come bambini che recitano nel teatro del mondo, perché le loro menti sono libere.La rigidità può condurre al fondamentalismo e l’indulgenza può condurre all’edonismo, ma lo yoga porta alla libertà.
S.S. Swami Chidanand Saraswatiji
Condivido il primo capitolo della mia tesi dedicata allo yoga, scritta durante il percorso per diventare insegnante. Un percorso che ovviamente prosegue, poiché non si smette mai veramente di imparare in un mondo così vasto e sorprendente come è quello dello yoga.
Se chiediamo a una persona qualsiasi che cos’è lo yoga, probabilmente ci risponderà che è una ginnastica che “allunga i muscoli, rinforza il corpo e fa passare il mal di schiena”.
O che è “un momento di relax e un’attività di benessere per ritrovare il centro dopo una giornata stressante”.
Lo yoga è anche, in minima parte, questo.
La maggior parte della gente conosce solo la parte fisica (asana) di quello che è il vastissimo mondo dello yoga.
Yogaś citta-vṛtti-nirodhaḥ
(Lo yoga è il cessare delle fluttuazioni mentali)
Sutra n.2 dal Samadhi Pada degli Yoga Sutra di Patanjali
Attraverso tecniche che sono sia fisiche che spirituali, la scienza dello yoga vuole ricongiungere l’essere umano al tutto al quale già appartiene.
In realtà quindi si tratta di svelare qualcosa che c’è già e che non riusciamo a vedere.
Il velo di Maya viene tolto e la nostra vera essenza ci è rivelata.
Perché una persona dovrebbe compiere questo viaggio? Fondamentalmente, si potrebbe dire perché così deve essere.
Perché al di là dei beni materiali, dei nostri affetti e delle cose a cui siamo maggiormente legati, c’è in tutti noi qualcosa di molto più spirituale e profondo, che non può trovare risposta né in oggetti né in altre persone, né nell’esperienza meramente terrena.
Lo yoga risponde in modo assoluto alle domande più profonde della nostra vera essenza. Risponde ai grandi perché legati alla vita e alla morte.
Se una persona non si sente particolarmente attratta da questi temi vuol dire che deve fare ancora un lavoro molto profondo su sé stessa. E questo lavoro dipende anche dal suo karma e dalle vite precedenti.
Una volta era il guru a scegliere i suoi discepoli e a capire quale tecnica yoga era più adatta a loro. Essere iniziati allo yoga richiedeva una forte dose di volontà. Non era accessibile a tutti.
«Lahiri, mi chiami per una sciocchezza?» Il maestro [Babaji] mi fissava severo. «La verità è per coloro che la cercano seriamente, non per chi prova soltanto una vana curiosità. È facile credere quando si vede; nessuna ricerca dell’anima è allora necessaria. Merita di scoprire la verità spirituale solo chi ha superato il proprio innato scetticismo materialistico».
Paramahansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi.
Questo perché appunto, al di là delle asana che fanno indubbiamente bene al nostro corpo e ai grandi respiri che calmano le nostre vite stressanti, lo yoga ha a che fare soprattutto con la mente, la meditazione e la spiritualità.
Molte persone iniziano un corso di yoga in palestra per rimettersi in forma e ridurre lo stress.
È molto probabile che la maggior parte della gente sia contenta così, non vorrà andare oltre. Una piccola parte, invece, vorrà approfondire sempre di più. Vorrà capire meglio cosa succede alla sua mente e al suo corpo durante il pranayama o una concentrazione.
E allora si apriranno tantissimi temi su cui approfondire.
La ricerca della libertà assoluta che offre lo yoga è un sentiero complesso che richiede allo stesso modo costanza, passione, entusiasmo e sincerità.
Bisogna anche ricordarsi che quella maggior parte di persone che vuole fare un salutare esercizio fisico non sta sbagliando. Semplicemente non è ancora pronta per intraprendere un percorso più profondo.
Si potrebbe riassumere che lo yoga inteso come ginnastica è fondamentalmente per tutti. Ma lo yoga spirituale forse no. O non ancora, non in questa vita.
Lo yoga però insegna pazienza, umiltà e abbandono dell’ego.
Lanciare un seme di conoscenza non è mai sbagliato, sta poi alla singola persona saperlo cogliere o meno.
«Mentre mi aggiravo tra una folla di monaci […], notai un asceta coperto di cenere che reggeva una ciotola per le elemosine. Mi attraversò la mente il pensiero che l’uomo fosse un ipocrita, che esibiva i segni esteriori della rinuncia senza possedere altrettanta bellezza interiore.
Appena oltrepassai l’asceta, i miei occhi stupefatti caddero su Babaji. Era inginocchiato dinanzi a un anacoreta con i capelli arruffati.«Guruji», esclamai correndo al suo fianco, «Signore, che fate qui?»
Paramahansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi.
«Lavo i piedi a questo rinunciante e poi laverò i suoi utensili da cucina».
Babaji mi sorrise come un bambino; compresi che intendeva esortarmi a non criticare nessuno, ma a vedere la presenza del Signore nei templi corporei di tutti gl uomini, anche di quelli meno evoluti.
Il grande Guru aggiunse «Servendo i sadhu, saggi o ignoranti che siano, sto imparando la più grande delle virtù, quella che più di tutte piace a Dio: l’umiltà».
“Non godi mai pienamente del mondo, finché il mare stesso non scorre nelle tue vene, finché non sei vestito di cieli e coronato di stelle: e ti senti l’unico erede di tutto il mondo, e tanto più perché ci sono uomini che sono tutti unici eredi come te”.
Thomas Traherne (1636-1674), citato in Secoli di Meditazioni, 1908
Stephen Ellcock, La danza cosmica.
Fotografia di apertura: vista sul mare da Grimaldi Superiore, Ventimiglia, 2022.
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