Nicholas Kalmakoff nacque in Italia a Nervi nel 1873. Di nobile famiglia russa, si recò in seguito a San Pietroburgo dove rimase fino alla Rivoluzione. Fu in questo periodo che partecipò all’esposizione del gruppo Mir Isskoustva, associazione di artisti e letterati russi che proponevano un rinnovamento dell’arte del paese secondo i movimenti artistici Europei come il Simbolismo e l’Art Noveau e dove ritroviamo anche Benois, Bakst e Diaghilev.
Kalmakoff disegnò una numerosa serie di scenografie ma per il troppo realismo di quella per la Salomé di Wilde la polizia impedirà la rappresentazione, cosa che porterà l’artista a un’immediata notorietà.
Amante dei duelli, Kalmakoff si presentava però con un aspetto calmo, elegante e sempre padrone di sé. Sotto questa apparenza mondana e insospettabile cominciò ad interessarsi alla demonologia e si affiliò alla setta degli Skopzi, termine che si può tradurre con “circoncisi”: i suoi adepti predicavano l’evirazione per vincere gli appetiti della carne. Un tantino estremi, of course. Questa setta era anche molto vicina a quella dei Chlysty, che durante i rituali purificatori danzavano, si flagellavano e rifinivano il tutto con un’estatica orgia sessuale. Si dice che a quest’ultima appartenesse anche Grigorij Efimovič Rasputin, famoso mistico russo e consigliere della famiglia dei Romanov. (chi vuole approfondire riguardo alle numerose sette in Russia può leggere qui )
Sempre più visionario e ispirato, Kalmakoff si convinse di riuscire a vedere il diavolo e così ne faceva degli schizzi ricostruendone i particolari anatomici che egli osservava nelle sue visioni: dagli occhi, alla coda, ai piedi.
Costretto ad emigrare per via della Rivoluzione, verso il 1920 lo si ritrova a Helsinki. Sempre più preso dalla volontà di mostrare la presenza ossessiva del male nel mondo attraverso la sua arte, egli lo vedeva ovunque: in una figura femminile, dove la bellezza diventava demoniaca, e perfino nelle leggiadre fattezze di un angelo.
Nel 1924 si trasferì in Francia dove visse nella misera più tremenda, solo e in disparte. Accolto in un ospizio per i poveri, cessa di dipingere nel 1947 e, ormai mezzo folle, muore nel 1955.
Visionario e maledetto, è praticamente sconosciuto e non esiste ad oggi una sua pagina su Wikipedia né in inglese né in italiano.
Eppure la sua arte è ancora disturbante, viva e onirica.
Su Visionary Revue trovate tutta la storia di questo troppo dimenticato artista (in inglese).
(Tutte le informazioni bibliografiche sono state tratte dal libro “Arcana”, Sugar Editore. )
Elio Antenucci
bellissimo articolo! ma se la setta predicava l’evirazione per astenersi dai piaceri della carne come facevano a fare le orge dopo? o.o il quadro “la coppia di sposi” è inquietantissimo :O sembra preso direttamente dal manga Berserk!
Marina Agazzi
Ciao Elio e grazie per il tuo commento! 🙂 Erano entrambe sette mistico-estatiche ma diverse: i “chlysti” (che può significare “cristici” o anche “flagellatori”) e gli “skopzi” (circoncisi). Kalmakoff aveva un tratto davvero vivo e moderno, non sei il primo che mi dice che gli ricorda qualcosa dei fumetti. Se ne avesse fatti sarebbero stati di sicuro molto disturbanti!
arte astratta,
Il post è molto interessante
Marina Agazzi
Grazie mille!