Sicuramente il magico algoritmo è complice, ma Instagram mi appare pieno di gente che fa yoga.
E la cosa sembra senz’altro positiva, se non fosse che il nostro caro mondo che vede profitto in ogni cosa ha cercato di fare business anche qui.

E quindi al via post e inserzioni di tappetini, accessori e abbigliamento perfetti per la pratica (se non hai il top giusto e i leggings abbinati NON va mica bene) reels che in 15 secondi ti spiegano come fare le posizioni più complesse (che qui su IG sembra che tutti facciano solo verticali e asana assurde), corsi per diventare insegnanti (ma proprio tutti tutti dobbiamo diventare insegnanti?) personaggi vari che ti rivelano i segreti dello yoga con carusel simpaticissimi, ragazze e ragazzi bellissimi che praticano en pendant con gli sfondi esotici da cartolina (vuoi essere assurdamente bello e agile come noi? Fai l’abbonamento all’app a metà prezzo!)

Bene, ok. In tutto questo marasma qualcosa di interessante c’è.

Ad esempio, seguo anch’io degli account divertenti sul mondo degli insegnanti yoga come The Dancing Warrior, la pagina de La scimmia Yoga, a cui devo moltissimo perché è stato uno dei miei primi contatti con il mondo dello yoga ( ancora oggi pratico online con questa piattaforma) o la pagina di Gurudev Sri Sri Ravi Shankar per dei punti di vista sempre interessanti e profondi.

Tuttavia, la maggior parte di ciò che si trova su questo social non è davvero yoga. È solo la parte visibile e quindi più “vendibile”. E, proprio per il formato di questa piattaforma social, anche le cose più interessanti rimangono in superficie.

Ovviamente capisco che insegnanti, scuole e brand vari in qualche modo devono campare, però certe cose sono davvero troppo.
Yoga appiattito a strategia marketing.

Lo yoga è una pratica che parte dall’esterno per andare sempre più in profondità e svelare ciò che davvero siamo.
I grandi maestri non avevano bisogno di nulla e vivevano con niente. (E immagino già la disapprovazione degli strateghi odierni a simili affermazioni! Quelli che, insomma, sono riusciti a rendere lo yoga un’attività “cool” per donne ricche, annoiate e stressate. Spoiler: quello NON è yoga.)

I veri maestri insegnano a seguire il proprio guru, ma che è attraverso una pratica sincera e la nostra esperienza personale che troviamo la vera strada. Il guru, infatti, è dentro noi stessi.

Ma non farò l’errore di cercare di spiegare lo yoga attraverso un breve articolo.

Piuttosto, mi piace ricordare a chi vuole davvero capire lo yoga e dunque sé stesso/a, di tornare ai testi antichi e ai maestri, a praticare non solo nell’apparenza (che poi lo yoga ci offra anche delle bellissime posizioni Instagrammabili ok, ma cerchiamo di andare oltre qualche volta).

Qui in foto vi sono la Baghavad Gita (varie versioni) e i Sutra di Patanjali. Testi complessi ed ermetici, che si rivelano con calma, costanza, pazienza e lavoro interiore.
Insomma, tutto il contrario di ciò che è il nostro mondo chiassoso.

Tre versioni delle Bhagavad Gita e “Quattro Capitoli sulla Libertà”, commentario sullo Yoga Sutra di Patanjali.
Praticare ogni giorno, qualunque cosa accada, è uno dei primi veri passi dello yoga.